I Coniugi Billings

I coniugi Lyn e John Billings, 84 anni, nell'anno 2001, “inventori” del metodo dell’ovulazione per la pianificazione delle nascite, raccontano: la dedizione ai nove figli e ai 40 nipoti, l’impegno per la famiglia in cento Paesi, il “complotto” internazionale contro la crescita della popolazione, il fenomeno della sterilità di coppia in Occidente...

...«Chi perde l’affetto per i bambini perde Dio»



BILLINGS: INSEGNIAMO AD AMARE AD AMARE LA VITA

di Maria Grazia Municci

“Noi Genitori & Figli” - Avvenire n.41, 29/4/2001



Li hanno soprannominati “i medici giramondo”, e infatti John e Lyn Billings, entrambi 84 anni, trascorrono metà dell’ anno fuori della loro patria, l’Australia. Sei mesi in viag­gio in Europa, nel Medio Oriente, in Africa, in tutta l’America, in Cina, per insegnare instancabilmente, come fanno ormai da mezzo secolo, incuranti del peso dell’età, il metodo di regolazione naturale della fertilità basato sull’ovulazione che porta il loro nome. Neurologo lui, pediatra lei, entrambi rigettano però l’etichetta di “inventori: «Noi non abbiamo inventato niente - esordisce John nell’ intervista concessa a “Noi Genitori & Figli” durante un breve soggiorno a Genova, invitati dal Centro Ligure Metodo Billings - è Dio che lo ha fatto, creando la donna in un modo che include anche il metodo. Noi abbiamo solo cercato di capire meglio questo piano di Dio». I due medici australiani si sono sposati nel 1943, fondando quella che ha assunto, anno dopo anno, le dimensioni di una tribù: nove figli, quaranta nipoti e sette pronipoti.

Qualcuno sorride con fare ironico, di fronte alla dimensione della vostra famiglia... «Sì, molte volte - risponde John - durante le interviste ci viene chiesto quanti figli abbiamo e quando Lyn risponde “nove” subito i giornalisti com­mentano mettendo in dubbio la validità del metodo. Lei però controbatte spiegando che quando ha avuto i suoi nove figli sarebbe stata felice di averne altrettanti, perché era giovane e in buona salute. Comunque noi abbiamo sempre amato molto i bambini, quando ci siamo sposati desideravamo una grande famiglia».

Ma il metodo può essere imparato da tutti? «Sappiamo - continua John - che esso è accettabile da qualsiasi cultura e religione, è altamente scientifico, fortunatamente molto semplice da un punto di vista applicativo e non ha effetti collaterali. Esistono studi scientifici in grado di dimostrare che non esiste nessun mezzo di contraccezione o sterilizzazione che abbia un’efficacia maggiore rispetto al metodo dell’ovulazione nel prevenire una gravidanza. Esso raggiunge il 99 per cento di efficacia».

In Italia si registra un aumento della sterilità di coppia. Il metodo Billings aiuta a superare il problema? «Questo è un metodo - riprende Lyn - che può essere usato per aiutare a superare un’apparente infertilità e il risultato è di gran lunga migliore rispetto ad altre tecniche di fecondazione artificiale. La coppia viene aiutata a riconoscere tutti i segni che accompagnano il momento più fertile del ciclo. Ci siamo resi conto, nel corso degli anni, che molto spesso all’interno di una relazione coniugale difficile si vengono a creare degli ostacoli al concepimento. Lo stress può bloccare la fertilità della donna. Talvolta il problema coniugale può derivare dall’infertilità stessa, nel senso che essa crea tensione e nervosismo. La prima cosa da fare è ristabilire questo rapporto e, così, aiutare il concepimento. Il bambino sta aspettando per arrivare che ci sia il contesto favorevole per accoglierlo. Noi dobbiamo dire a marito e moglie di migliorare il loro rapporto d’amore, non la relazione sessuale. Questo li aiuterà a concepire. Se non accade, la coppia avrà comunque scoperto, aiutandosi a vicenda, il tesoro nascosto del reciproco amore, che supera la delusione e la tristezza».

Esistono in commercio kit casalinghi per riconoscere il periodo fertile. Essi aiutano il metodo? «E’ importante chiedersi - spiega Lyn - se l’uso di questi strumenti tecnici può aiutare la coppia a fare un percorso educativo che li porti allo stile di vita implicito nei metodi naturali. Con questi nuovi mezzi non è la donna che conosce quello che sta succedendo al suo corpo, ma la coppia si affida esclusivamente ai dati forniti dallo strumento. Queste nuove tecniche possono essere di supporto al metodo, ma non alternative ad esso, perché, usate da sole, non sono efficaci e non aiutano la coppia a crescere nella responsabilità e nella libertà».

La crescita della popolazione nel mondo sembra essere diventata negli ultimi anni uno spauracchio. Cosa ne pensate di que­sto allarme? «Le campagne di controllo della popolazione nei Paesi poveri - interviene John - sono portate avanti dai Paesi ricchi. Essi temono la crescita della popolazione, che può costituire una sfida, una ricchezza per il Paese povero rispetto a quello ricco. Noi siamo stati in molte Nazioni, in Africa e in America Latina, e abbiamo parlato con i responsabili politici che capiscono molto bene come questa sia una politica di sottomissione da parte dei Paesi ricchi. C’è un progetto economico dietro il controllo della popolazione. I soldi che vengono stanziati per esso arricchiscono le case farmaceutiche che distribuiscono i contraccettivi. La conseguenza è stata una politica che ha cercato di diffondere un clima di paura, così le persone hanno iniziato a credere al pericolo della sovrappopolazione. Siamo davanti ad industrie multinazionali con milioni e milioni di dollari di interessi. Questa organizzazione economica ha portato alla diffusione del “pacchetto di controllo della popolazione”: aborto, sterilizzazione, contraccezione. Chi è coinvolto in questo enorme interesse economico è assolutamente contrario a persone come noi che cercano semplicemente di aiutare le donne e le coppie ad usare un metodo che non costa nulla. Colui che in questi ultimi anni ha capito meglio cosa stia succedendo è Papa Giovanni Paolo II che nei suoi documenti ha insistito in maniera molto chiara su quella che chiama “cultura della morte”».

Torniamo all’Italia. Qui, come in altri Paesi occidentali, il bambino non è più considerato un dono, ma anzi, incute paura. Cosa si può fare per contrastare questa mentalità? John: «Dobbiamo essere consapevoli che il tipico atteggiamento della mentalità contraccettiva è di considerare la gravidanza come una malattia. Ciò provoca chiusura al bambino». Lyn: «Le coppie che incontriamo e che vengono dall’uso della contraccezione hanno spesso molti timori nei confronti dei bambini. Noi insegniamo a tutti il metodo, con semplicità, verità, amore. Durante l’insegnamento ci sentiamo spesso dire dalle donne: “Mio marito mi guarda in modo diverso”. Bene, in quel rapporto sta accadendo qualcosa di buono, i coniugi stanno imparando l’amore per il bambino e a collaborare e cooperare con il Creatore. Dando alle persone la conoscenza della loro fertilità, gradualmente anche la paura per i bambini verrà spazzata via. Noi crediamo che una parte del nostro lavoro e il nostro insegnamento serva a far amare il bambino. Ogni bambino, come diceva anche Madre Teresa, deve essere desiderato, amato ed accolto come il più grande dono di Dio. E gli stessi bambini impareranno questo amore perché loro stessi sono stati amati prima di nascere. Una volta una donna europea mi disse: “La gente del mio Paese ha perso l’amore per i bambini e così ha perso Dio”. Rimasi turbata da queste parole. Quella donna aveva ragione: non si perde prima la fede e di conseguenza non si vogliono più avere figli, ma se si perde l’amore per i bambini si perde Dio perché l’amore per i piccoli ci porta ad amare Dio più profondamente».

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